Chi è un buon Maestro?

Chi ha tanti allievi? Chi ha tanti campioni?

Certo avere tanti allievi nel proprio Do Jang potrebbe essere motivo di vanto, sarebbe interessante sapere in quale modo si riescano ad avere. Oggi come oggi, sono poche le persone alle quali piace stancarsi, studiare, provare e riprovare, perché le arti marziali sono tutto questo.

Dunque come è possibile avere tanti allievi nel proprio Do Jang? Forse facendo divertire i bambini e motivando gli adulti attraverso l’avanzamento dei gradi delle cinture?

Un mezzo per avere più allievi potrebbe essere la pubblicità di tanti campioni, sicuramente un ottimo richiamo, ma se i campioni smettessero di vincere? Speriamo che un ex campione possa sempre essere motivato a praticare, anche da perdente, anziché essere invitato a cambiare sport.

Ricordiamo che prima o poi ogni campione, e ogni agonista, sarà un ex campione o ex agonista, quale sarà il suo valore in quel momento? Forse sarà un ottimo esempio “sportivo”, ma si può essere sicuri che sarà un ottimo insegnante in grado di trasmettere la disciplina agli allievi?

Perché?

Il Generale Choi Hong Hi ha fondato il Taekwon-Do, e ha basato la sua arte marziale su 5 princìpi, con il fine di essere gentili, corretti, mai arrendevoli, mantenere il controllo, portare a termine i nostri impegni, attraverso l’applicazione di questi princìpi e la pratica, voleva che l’uomo migliorasse e di conseguenza ne giovasse l’umanità.

Il Gen. Choi ha diffuso la sua arte in tutto il mondo, tantissimi praticanti, eppure non è mai stato un atleta, eppure non ha mai avuto un campione.

Ha creato ed utilizzato le nozioni, la didattica, la sua capacità di motivare le persone alla pratica, e tante di queste continuano a praticare anche dopo la sua morte.

Il Maestro che finalizza l’insegnamento alle tecniche per l’agonismo fa un po’ morire il Taekwon-Do, la conoscenza sarebbe limitata alle tecniche impiegate nelle forme e nel combattimento sportivo, e l’enorme varietà di tecniche ed applicazioni che lo caratterizzano sarebbero tralasciate e col tempo dimenticate.

Il Maestro che da troppa importanza agli atleti agonisti (a mio parere sempre non tantissimi) a discapito dell’importanza che meritano invece tutti gli allievi amatori di un Do Jang, corre il rischio di corrompere la disciplina.

Un praticante amatoriale può e deve essere competente, come dovrebbe esserlo un agonista, deve conoscere e sforzarsi di saper eseguire le stesse tecniche nello stesso modo, e la condizione di amatore non può costituire un limite. Un Maestro in grado di concretizzare tutto questo compie un gesto di rispetto ed amore per i propri allievi.

Un agonista è un allievo che deve avere carattere ma anche tecnica e preparazione, non può essere mandato allo sbaraglio perché ha il carattere per affrontare una competizione, o peggio perché al Do Jang servono titoli da sbandierare. Formare un agonista è un atto di responsabilità verso l’allievo, la sua famiglia e nei confronti degli avversari che affronterà, dovrà essere cosciente che potrà fare del male e in grado di non provocare infortuni al prossimo e a sé stesso.

Credo che il segreto sia nello studio continuo della tecnica, della parte tradizionale, della filosofia, e l’apprendimento a 360° da ogni fonte attendibile, non ultima l’esperienza di altri Maestri, con una buona dose di umiltà e volontà di perfezionare la propria tecnica per mettere le proprie nozioni a disposizione di tutti, nel proprio Do Jang e di ogni praticante, è un gesto di rispetto ed amore per la disciplina.

Un bravo Maestro deve essere in grado di rendere un praticante competente a prescindere dalle competizioni e dalle vittorie. Un bravo Maestro farà in modo che uno studente con il tempo e la dedizione faccia della tecnica, della tradizione e della filosofia che caratterizza una disciplina, una componente della propria personalità, diventando un praticante, allievo di un buon Maestro.

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